Anna Bulgarelli, classe 1995, è una fotografa originaria di Carpi che indaga il rapporto tra essere umano e natura nella relazione con il quotidiano. Di formazione scolastica, consegue il Master in Fotografia presso la Iuav di Venezia nel 2021, mentre l’anno prima frequenta il workshop 18-25 promosso da Fotografia Europea. Oggi Anna vive da 3 anni ad Amsterdam, seguendo progetti sia in Olanda che in Italia.
Il suo progetto Aer-Aether è un’analisi fotografica dell’aria con lo scopo di creare una sorta di immaginario stratificato in vari livelli di studio. Il titolo deriva dallo storico dualismo greco secondo cui i filosofi dividevano l’aria in due rappresentazioni: la prima, aer, indicava gli strati più scuri e bui dell’atmosfera, quell’aria che respirano i mortali. Con aether invece, viene indicata “un’atmosfera luminosa in alto situata sopra le nuvole”, più pura quindi, da cui proviene l’anima e che nella mitologia classica veniva attribuita al fluido di Dio.
La Pianura Padana, luogo di partenza dell’indagine, è un territorio che presenta un’altissimaconcentrazione di polveri sottili e Pm10. In questa zona l’inquinamento atmosferico è una delle principali cause di morbilità e mortalità e la portata esatta dei suoi effetti sulla salute è ancora in gran parte sconosciuta. Il Particolato indica l’insieme delle sostanze solide che, data la loro dimensione nanometrica, rimangono sospese in aria. La pericolosità di queste particelle è direttamente proporzionale alla loro dimensione, infatti più piccole sono e più riescono ad attraversare i tessuti e a legarsi con il sangue. Questa polvere impercettibile nel tempo si deposita, stratifica e rimane impressa su tutte le superfici lasciando un segno indelebile.
Si può catturare l’intangibile? Il salto visivo, dal microscopico all’umano, dal particolato al paesaggio, permette un cambio di prospettiva. Lo sguardo ampio o ridotto, vicino o lontano, cerca di creare una geografia della contaminazione, sia materica che esistenziale.
La scelta del bianco e nero è significativa: un contrasto spento, delicato, gentilmente invasivo descrive la patina impercettibile ma sostanziale delle polveri sottili. L’aria, attraverso la sua presenza permeante, si propone come una sorta di mezzo connettivo con l’altro, inteso come l’esterno ma anche come passato.
Le montagne rappresentano per l’immaginario collettivo padano, un luogo di evasione dove andare a “respirare aria pulita” e purificarsi dall’inquinamento atmosferico. Questa necessità, evolve quindi in una tradizione che Anna rappresenta attraverso le foto d’archivio di suo nonno. Si instaura un dialogo tra il presente ed il passato, si cercano delle tracce storiche e scientifiche dell’aria tossica che ci diano consapevolezza della pervasività dell’aria nei corpi viventi e nella materia terrestre. C’è bisogno di far parte del problema per riuscire davvero a vederlo, di essere dentro la “maglia delle cose” perché “l’ecologia ha a che fare con me e con te” (Timothy Morton, The Ecological Thought, 2012, Harvard University Press).
Per seguire Anna Bulgarelli
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Rubrica a cura di Sofia Giuntini
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